Droga, ragazzi di Varese in comunità a 13 anni. L’esperto: «La famiglia deve esserci»

Droga, ragazzi di Varese in comunità a 13 anni. L’esperto: «La famiglia deve esserci»

VARESE – «Ho ragazzi del vostro territorio in comunità: pensate che adesso sta terminando il percorso un ragazzo che ha solo 15 anni e mezzo e ha già fatto 18 mesi in struttura». Simone Feder, educatore e psicologo, conosce a fondo il problema delle dipendenze giovanili: è il coordinatore dell’area “Giovani e Dipendenze” della comunità Casa del Giovane di Pavia. Un centro che accoglie giovanissimi provenienti anche da Varese, come Feder ha raccontato (nel video qui sotto l’intervista) intervenendo stamattina – martedì 17 giugno – al seminario sul tema delle dipendenze giovanili promosso alle Ville Ponti dalla Prefettura e da tutte le istituzioni del territorio.

A 13 anni già in comunità

Durante il suo intervento dal palco l’educatore ha citato un caso recentissimo. «Proprio questa settimana ho accolto alla Casa del Giovane un ragazzo che non ha nemmeno 13 anni, che ha già polidipendenze». L’età si abbassa sempre più e sono tanti i giovani in arrivo dal Varesotto. «Ne ho accolti tre l’anno scorso di 14 anni nella struttura, quest’anno siamo già arrivati a 13 e addirittura di neanche 13 anni». Un’emergenza che cresce e che nasce nei contesti più diversi: i casi problematici non sono legati necessariamente a situazioni familiari difficili. «Sono persone di vari contesti sociali non connotati da disagio marcato – spiega Feder – ragazzi che erano inseriti anche nello sport. È tremendo il fascino verso le sostanze, come vedo nelle persone che frequentano i boschi, soprattutto a Rogoredo: oggi è quasi un rito iniziatico andare lì e questo è preoccupante». E le dipendenze non sono legate solo alla droga: ci sono anche i disturbi dell’alimentazione, i casi di autolesionismo, il gioco d’azzardo che cresce tra i giovani e anche il mondo delle criptovalute a cui si avvicinano fin dalle superiori.

Gli adulti devono esserci

Come agire dunque per arginare questo, anzi questi complessi fenomeni spesso concatenati tra loro? «È il momento di passare dal paradigma dell’intervento alla prevenzione fondata sul legame – ha detto Feder – c’è bisogno di adulti significativi: i giovani cercano presenze autentiche, servono adulti che siano punti di riferimento capaci di vedere le fragilità prima di giudicarle». Nei giovani con difficoltà che incontra l’educatore racconta di vedere spesso la mancanza di opportunità. «È fondamentale starci, esserci. Forse si sta chiedendo troppo alle scuole: la famiglia non deve mancare. I legami sono la cartina che permette di leggere tutte le strade del disagio».

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